Saturday 9 March 2013

Interesting article: "Perché la tecnologia nelle scuole"?


Perché la tecnologia nelle scuole
di Tommaso Cruciani e Oliver Page
Pubblicato sull'Huffington Post il 24/10/2012

Non è una novità che oggi come oggi i ragazzi in fase di sviluppo siano bombardati da una quantità di informazioni digitali più stimolanti che mai. Dalla mattina alla sera, dal costante uso del telefonino all'onnipresente TV, dall'iPod, iPad al computer ragione d'essere della stanza da letto, i ragazzi si sentono sempre collegati con i loro network sociali preferiti.

Non è inusuale che alla fine di incontri sociali insieme allo scambio di numeri ci sia anche la precisazione del nome di profilo su Facebook, Twitter, o Skype. Oramai ogni pensiero, emozione, interesse o attività fatta viene pubblicata e può essere condivisa con un network di amici che spesso arriva ben oltre le mille persone.

È in tale mondo che i ragazzi di oggi si muovono giornalmente, e gli stimoli sono costanti e diversi da quelli di una volta. Oramai l'attenzione viene suddivisa in tantissimi livelli, ma la curiosità per piaceri più "semplici" non è scomparsa, semplicemente c'è stata un'evoluzione nei modi di intrattenersi grazie al mondo che ci è stato aperto da l'avvento di internet e della tecnologia di massa.

Seduti al banco con i quaderni e i libri di testo, prendendo appunti dalla lavagna scritti da professori ostinatamente difensori di metodi arcaici, può spesso sembrare un vero passo indietro rispetto al fine settimana trascorso sempre stimolati da tutto quello intorno a noi.

Gli stimoli ricevuti nel corso di una tipica lezione, sia essa alle elementari, medie o al liceo, sono nettamente inferiori a quelli che i ragazzi hanno al di fuori delle mura scolastiche. Non è un segreto che durante i primi dieci minuti di lezione è probabile che la metà dei ragazzi possa perdere interesse e aver già spento la parte ricettiva del cervello distraendosi con l'invio di un SMS come modo di tenersi occupati. Gli appunti verranno presi meccanicamente e senza alcun interazione tra le informazioni ricevute e la creatività innata in ciascun ragazzo.

Invece di chiederci perché i ragazzi a scuola spesso perdono interesse e si annoiano, li accusiamo di mancanza di curiosità intellettuale. Molti studi sembrano indicarci che una quantità crescente di ragazzi sono "afflitti" da deficit di attenzione. E in molti casi gli si prescrivono dei farmaci per rimanere concentrati. Eppure la maggior parte dei ragazzi, al di fuori della scuola, hanno forti interessi in cui si cimentano con grande passione.

In molti casi i ragazzi non si sentono all'altezza dei loro studi e si sentono falliti perché i loro voti a scuola sono bassi, e invece di dargli fiducia, incoraggiandoli a perseguire altri interessi li accusiamo di essere distratti e gli impediamo di occuparsi dei loro hobbies, a volte forse un po' bizzarri, spingendoli solo a studiare, per un miglior risultato scolastico.

Questa dissonanza fra i metodi attuali di insegnamento e gli interessi naturali dei ragazzi fa sí che la scuola diventi un nemico, dove si va solo ad imparare cose noiose. Dato che non mettiamo in discussione l'importanza dello studio per acquisire le competenze necessarie perché ciascuno trovi un lavoro che gli piaccia, vogliamo dare il nostro punto di vista sul perché la rivoluzione tecnologia dovrebbe penetrare anche nelle scuole.

Moltissime testimonianze di esperimenti effettuati in ambito scolastico ci servono come punto di partenza per parlare un po' di una rivoluzione dei metodi didattici. Già in molti paesi come l'America, l'Australia e l'Inghilterra i governi stessi hanno introdotto politiche per fornire le scuole e i docenti non solo della tecnologia necessaria ma anche l'aggiornamento delle competenze e dei nuovi metodi d'insegnamento. Questo tipo di esperienze sono valide non solo all'estero, anche in Italia c'è un movimento che sostiene che il divario tra l'uso di tecnologia nella vita quotidiana e la scuola dovrebbe man mano assottigliarsi.

Se gli insegnanti realizzassero il potere che potrebbero acquisire sulla curiosità dei loro studenti avvicinandosi al loro mondo tecnologico ci sarebbe molta meno incomprensione da parte degli studenti, che spesso e volentieri vedono gli insegnanti come bastioni di un passato in cui l'insegnamento veniva dall'alto in basso e da un solo canale, con poche possibilità per esercitare la creatività ed interagire con le stesse domande da diverse prospettive.

La dotazione di tablet multimediali agli studenti renderebbe il loro apprendimento molto più interattivo e ridurrebbe considerabilmente la distrazione provocata da metodi d'insegnamento oramai inadeguati. Invece di semplici lavagne, è comune in molte scuole usare lavagne digitali interattive dove gli insegnanti possono semplicemente caricare le lezioni preparate a casa. Queste non sarebbero semplici Powerpoint, ma veri e propri programmi di studio interattivi. Questo nuovo sistema sarebbe mirato a:

-spingere i ragazzi a pensare criticamente,

-ad essere più creativi e avere sotto controllo il loro apprendimento,

-e anche a lavorare insieme, perché è dimostrato che l'intelligenza non è individuale ma un fenomeno collettivo.

Dando in dotazione un tablet i agli studenti, e con le classi dotate di lavagne digitali con un'infinità di potenzialità adattative, le scuole potrebbero diventare veri e propri network proprio come lo sono i posti di lavoro moderni, dove lo scambio di informazioni avviene tramite reti digitali. Per esempio, i compiti potrebbero essere visualizzati direttamente sui propri dispositivi, senza doverli scrivere nei diari e spesso essere confusi sul da farsi. Un vero e proprio hub d'apprendimento interattivo: questo potrebbe essere la nuova scuola italiana!

Grazie a un sito per ciascuna classe, tutte le informazioni perse per assenza o disattenzione sarebbero a disposizione degli studenti. Questa facile reperibilità delle informazioni necessarie per uno studio efficace risolverebbe uno dei problemi delle scuole in Italia, appunto la mancanza di organizzazione.

Di grande importanza c'è da considerarsi anche l'impatto ambientale ridotto delle scuole una volta eliminata la massa di carta sprecata. Non ci sarebbe più bisogno da parte degli insegnanti di distribuire tonnellate di fotocopie che finiscono nel cestino della spazzatura e da parte degli studenti di acquistare libri e quaderni. Con l'eliminazione della carta laddove non è essenziale, a lungo termine l'investimento alto iniziale per la tecnologia verrebbe anche giustificato. Come già stato sperimentato in alcuni casi, le spese iniziali, se non ancora coperte totalmente dallo stato potrebbero essere coperte dalle stesse famiglie dei ragazzi che non dovrebbero più comprare libri, ma la tecnologia di rimpiazzo.

Immaginatevi quanto peserebbe uno zaino con un solo tablet multimediale (iPad 3: 652g) invece che con 7 libri e altrettanti quaderni per un totale di 7-8kg. Mentre questo fattore può sembrare secondario, per i ragazzi con lunghi tragitti da casa a scuola non sarebbe assolutamente da poco.

Complessivamente, possiamo dire che, da una parte, il risparmio in termini di ridotto impatto ambientale, la riduzione dei costi per la stampa e per i libri di testo, e la considerevole riduzione del peso degli zaini trasportati dagli alunni fanno parte della ragione per cui vale la pena spostare la nostra attenzione ad un uso sempre maggiore della tecnologia nelle scuole. Mentre dall'altra parte vanno considerati i benefici che deriverebbero da una maggiore efficienza nello studio.

Siamo convinti che, più di ogni altra cosa, l'aumento di interesse e il maggior impegno con cui i ragazzi risponderebbero a questo nuovo modo di studiare è la ragione più significativa per sostenere questa rivoluzione dell'istruzione scolastica. In economia, questo processo di evoluzione è stato chiamato "distruzione creativa." Si "distrugge" un sistema a favore di uno migliore.

E dunque, invece di inimicare la tecnologia e l'innovazione che da essa ne deriva, perché non cominciamo a dargli importanza e realizzare che fa parte di una nuova e positiva realtà in costante sviluppo? Del resto, il proverbio Cinese dice di "non relegare i tuoi figli alla tua istruzione, poiché sono nati in altri tempi."

Friday 1 March 2013

Video: The Flipped Classroom Model



Jon Bergmann's thoughts about the 'flipped classroom' model

In today’s world of Google and the internet, knowledge is accessible to virtually all citizens. Our students realize this and have become disenchanted with the schools that they attend. Teachers who still think that they are the disseminators of knowledge need to see that there is more to learn than they can ever hope to teach. The greatest gift we can give our students is the ability to learn and adapt to new situations. We must give them the gift of learning so that when they leave our halls, they will have the tools to succeed in the complex world in which we find ourselves.

Outside of school our students live in the connected world of facebook, twitter, texting, the internet, and their own social spheres. Unfortunately many of today’s schools require our students to scale back when they walk into the schoolroom. They have to turn off and dumb down. Instead of fighting the digital culture, we as educators need to infiltrate the digital culture. As we do this we will be embracing and using the tools of the future. When schools are designed for the benefit of students, they will see the connection between the classroom and their lives and will realize that schools are their launch pad into the larger world. I have seen some of our best and brightest students give up on school because they feel that it is not relevant to their lives. We cannot allow this to happen. Our schools can and should be a place where all students have equal access to the best possible education.

If this is to happen, educator roles need to change. The old model of the teacher as the giver of all knowledge needs to disappear. Instead we need to act as coaches and guides to our students. As educators, we can guide and nurture tomorrow’s leaders, not just teach them specific content. This all has to be done in the context of caring and nurturing relationships. When our students realize that we won’t ever give up on them and that we believe in them, they will truly become the leaders they are meant to be. As our schools are transformed into hubs of learning, our country will become a better place, and our schools will again become the envy of the world.  

As we move into the 21st century, students need to be able to solve complex problems, work collaboratively, and synthesize their knowledge and experience. Gone are the days when teachers covered content and hoped that students would learn. My classes are a laboratory of learning.

For decades, many people have talked about mastery programs, but successful implementation has been difficult. With the explosion of technology, it is now easy to make interactive video podcasts that teach specific objectives.

In this model, students take responsibility for their learning in and out of the classroom. They watch video podcasts on a number of digital devices, work on assignments, conduct experiments, interact with the class Moodle website (course management system), and have one-on-one discussions with their teacher. Students are allowed to work through the content at their own pace while meeting pre-described milestones. When they complete a unit, students must demonstrate that they have learned the content by taking an exit assessment that includes both a written and a laboratory component. If students do not demonstrate mastery by meeting the pre-established objectives on these exit assessments, they must go back and relearn the concepts they missed and retake the assessment.

A huge benefit of this teaching methodology is that every student learns at a level that is developmentally appropriate for each individual. Differentiation occurs for ALL students. Some students are given the extra help that they need to master the content while other students are allowed to move ahead at their own pace. Because I am now a mentor instead of a lecturer, more time is available to interact with all students and to give them individualized help. Since every student is now required to master the content before progressing, all students are engaged in their own education. This has been a radical paradigm shift; I have seen students of all ability levels mastering rigorous content. Using this model assures that all students learn at a high level and I am able to asses them continually. When students “don’t get it,” they are required to go back and relearn the concepts until they master them.